Come nasce un albo illustrato? Dove trovi l’idea per costruire una storia? Quale processo segui quando crei qualcosa? Come ti è venuto in mente di realizzare queste immagini?
Quante volte queste domande ti hanno riempito la mente, guardando un bel
picture book o i lavori del tuo illustratore preferito?
Molte volte io mi sono sentita rivolgere queste curiosità.
I meccanismi creativi sono un mistero per molte persone, un enigma da cui
restano affascinate e in cui vogliono entrare, essere coinvolte e capire.
Ideare, progettare e creare una storia illustrata è un percorso meraviglioso,
ricco di sfumature, colmo di problematiche da risolvere e costellato da piccole
e grandi intuizioni.
È
un cammino talvolta faticoso ma sempre generoso di scoperte e soddisfazioni.
La trilogia del limite è un interessante volume, scritto da Suzy Lee e
pubblicato da Corraini, in cui si vuol rispondere alle domande poste sopra.
“Siamo un po’ disorientati da questa
doppia pagina, ci sembra che manchino alcuni particolari della bambina e dei
gabbiani. È corretto? […] Ci è sfuggito qualcosa o la tipografia ha commesso un
errore?”
Questa è parte di una mail che Suzy Lee riceve poco dopo la pubblicazione di
uno dei suoi albi più belli e premiati: L’Onda.
Un dubbio lecito, una preoccupazione sul giusto o sbagliato (tipica degli adulti) che dà il via a una
serie di riflessioni sul processo creativo e di genesi di un albo illustrato.
O, per essere precisi, dei tre silent books a cui l’autrice ha dato vita negli
anni e che ha voluto ribattezzare come "Trilogia del limite".
Sono tre libri che nascono indipendentemente uno dall’altro, tre storie
per immagini molto diverse nella forma e nei contenuti ma che sono accomunati
da una caratteristica importante e che, dai librai disorientati, viene spesso
percepito come un errore o peggio: il limite.
“C'è una regola implicita in editoria che stabilisce che in un libro
illustrato, l'artista dovrebbe evitare di disegnare in mezzo alla doppia pagina
per non disturbare la lettura. Ma cosa succederebbe se questa regola venisse
ignorata?”
Questa è la regola che ha portato naturalmente i librai di
cui sopra a chiedersi se la tipografia avesse fatto uno sbaglio madornale (e con
conseguenze economiche non indifferenti!)
Un libro “fallato” non è vendibile. Non è leggibile. Non è accettabile.
Ps. molti illustratori, me compresa, potrebbero non essere concordi su questo…
ma è un’altra storia!
“L’artista è chi cerca possibilità di risolvere problemi o
chi volontariamente crea problemi da risolvere.”
Suzy Lee definisce alla perfezione il succo dell’essere creativi: superare gli
ostacoli, osservandoli da diverse angolazioni e trasformandoli in qualcos’altro.
Ed ecco che “l’errore di stampa”, con quell’immagine
mangiata dalla linea di rilegatura del libro, si trasforma in un’incredibile e strabiliante
possibilità!
Diventa il punto di partenza da cui inventare una storia; è l’oggetto fisico
attorno a cui si costruiscono storyboard, illustrazioni e narrazione.
Il “limite” diventa protagonista ed elemento indispensabile alla comprensione
di ciò che leggiamo.
Non è più, allora, un errore ma un invito, una porta aperta a scoprire un mondo
in modo nuovo.

“I libri illustrati sono strumenti per giocare”
E anche La Trilogia del limite lo è; un saggio scorrevole e leggero, dalla
grafica accattivante, pieno di curiosità e sorprese, in cui l’autrice ci
racconta di come sono nati Mirror, L’Onda e Ombra.
Pagina dopo pagina, scopriamo tre storie dal significato profondo, raccontate
con (apparente) estrema semplicità e indiscutibile freschezza.
Tre libri che hanno le stesse misure ma che ci si aprono davanti in modi
differenti e unici; e il loro formato, la loro “direzione”, diviene assieme
alla rilegatura un mezzo per dare ancora più senso alla vicenda narrata.
Se in Mirror la linea centrale dà vita a un gioco di specchi, ne L’Onda appare
come il confine invisibile tra il mondo familiare e uno ancora sconosciuto, in
Ombra diviene la soglia tra il reale e l’immaginato.
In tutti e tre i casi, scopriamo che il limite può essere valicato una volta o
anche più e che, dopo, la nostra percezione sarà diversa e ampliata.
E questo ci porterà a farci nuove domande.
E a ricominciare.
Ci parla di cosa ha scelto di raccontare e di come l’ha fatto attraverso gli espedienti compositivi, le tecniche artistiche usate, l’importanza dei colori, l’assenza di testo e l’uso di diversi formati.
Il libro (sia l’albo che il saggio) ci si presenta come oggetto fisico, contenitore di un territorio inesplorato, tavolo di gioco e di sperimentazione.
Con esso instauriamo un rapporto fisico, emotivo e psicologico.
Ricco di immagini, di appunti scritti a mano e di segreti svelati, La trilogia del limite ci porta in un viaggio all’interno della creatività e delle sue innumerevoli sfaccettature.
L’autrice ci conduce nel dietro le quinte del suo lavoro, all’interno del suo immaginario e del suo “sentire”.
E una volta scoperto questo mondo un po’ bizzarro, avendo appena superato un limite, faticheremo a tornare indietro e, se lo faremo, lo faremo trasformati.
Consigliato a chi vuol guardare le cose in modo diverso
Dell'albo L'Onda ho scritto anche qui.
Di Mirror ho parlato qui.
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